In attesa del Conclave del 7 maggio 2025 per eleggere il nuovo Papa, primo giallo su un cardinale: cosa è successo a Ouédraogo.
Mancano pochi giorni all’inizio del Conclave del 7 maggio 2025 e dopo il forfait di ben due cardinali, tra gli uomini di Chiesa ci sarebbe un altro caso. Infatti, in queste ore, a tenere banco è stata la storia legata all’età del cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso.

Conclave: il giallo sull’età di Philippe Nakellentuba Ouédraogo
In vista del Conclave del 7 maggio 2025 sono tantissime le notizie e le ipotesi su quello che accadrà e, ovviamente, su chi verrà votato dai cardinali per diventare nuovo Papa dopo Bergoglio. A far parlare, però, in queste ore è stata un’altra situazione non legata al nuovo Pontefice bensì a chi dovrà votarlo. In particolare ha attirato l’attenzione il “ringiovanimento” del cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso.
L’uomo, infatti, nell’Annuario Pontificio 2024 risulta essere nato il 25 gennaio 1945. Quindi avrebbe già compiuto 80 anni prima dell’inizio della Sede Vacante del 2025 e ciò lo renderebbe automaticamente un cardinale non elettore nel conclave che inizierà il 7 maggio 2025. Ma il colpo di scena è quello verificatosi nell’Annuario Pontificio 2025 dove la sua data di nascita è improvvisamente diventata 31 dicembre 1945 rendendolo, quindi, arruolabile a eleggere il successore di Francesco.
La spiegazione del cardinale
A dare, anche se solo in parte, una spiegazione sull’accaduto e sulla sua data di nascita è stato il diretto interessato. “Nel mio villaggio non c’erano né scuole, né ospedali. Così sono nato in casa e non mi è stata data alcuna data di nascita”, ha raccontato Ouédraogo al vaticanista Hendro Munsterman sulla testata olandese Nederlands Dagblad.
Adesso, il porporato, nominato cardinale da Francesco nel suo primo concistoro, nel 2014, non ha voluto precisare il motivo della modifica della sua data di nascita nell’Annuario Pontificio. Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, si è limitato a commentare la vicenda in questo modo: “È possibile che sia arrivato un documento d’identità”.